sabato 26 ottobre 2013

04. Fame atavica

Nel controllare le feci per la sverminazione, scoprii semi di olive. Era così che Cheghi si era svezzato in quei giorni tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre. Aveva già imparato a cavarsela da solo, piccolissimo, e così aveva resistito.
Per tutta la sua vita l'ho visto senza appetito in pochissime circostanze, per il resto è sempre stato un treno: il primo a iniziare e il primo a finire. Nessuno ha mai potuto toccargli la ciotola, uomini o cani. Nemmeno l'ultimo giorno della sua vita, a 15 anni e 4 mesi, il 28 febbraio del 2011, perse il suo appetito. La sua ciotola fu spazzolata con la usuale rapidità due ore prima di lasciarci.
Prima del pranzo metteva in atto una delle sue solite strategie: se l'ora stabilita erano le 4, lui dalle 3 e mezza iniziava a fare un abbaio strozzato che significava esattamente 'Meh, allora quand'è che porti da mangiare? Non ti accorgi che io sto proprio morendo di fame?'.
Fu questo suo attaccamento al cibo uno dei motivi per cui mia madre iniziò ad avere paura di lui, perché non esitava a mostrare i denti se facevamo anche solo la prova ad avvicinarci alla sua ciotola. Del resto non era dissimile dalla fame atavica che io e mamma abbiamo sempre avuto, certo non tale da ringhiare a chi si avvicinava..

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